Oro usato ha mercato?

ow_2888-jpg_2I primi compro oro della storia venivano denominati ” monte di pietà” e furono istituiti nel quindicesimo secolo dai francescani. Intendevano combattere la crescente piaga dell’usura erogando piccoli prestiti a fronte della consegna di un oggetto prezioso che veniva dato “in pegno”. L’oggetto poteva essere riscattato restituendo il prestito in un dato periodo di tempo preventivamente concordato. L’idea venne successivamente rielaborata in attività commerciali che, sfruttando il principio del prestito-pegno, concretizzavano un guadagno attraverso una percentuale sul denaro concesso. L’attività era talmente tanto redditizia, che si diffusero esercizi abusivi che promettevano maggiori guadagni ma tassi d’interesse proibitivi. Inoltre il consumatore non era affatto garantito durante la compravendita. Agli inizi degli anni Ottanta i compro erano attività secondarie e non troppo conosciute o frequentate. I consumatori avevano perso fiducia nei riguardi di questo tipo di esercizi che venivano considerati alla stregua degli usurai. Inoltre erano tempi di crescita economica e benessere, in cui le famiglie non avevano il bisogno di monetizzare per risolvere crisi finanziarie. Mentre all’estero imperversavano banchi di pegni e vendita di oro usato, in Italia solo poche attività e qualche orafo, che fondeva l’oro vecchio per rimodellarlo nelle proprie creazioni, fornivano un servizio di ritiro. Si vendeva l’oro usato solo per inutilizzo o magari perché si voleva dare una nuova veste ad un vecchio gioiello. Inoltre la quotazione dell’oro non era poi così alta, per cui vendere non figurava come una fonte di guadagno tanto redditizia. La situazione cambiò radicalmente quando nel 2007 entrò in crisi il mercato immobiliare americano con il fallimento della società finanziaria Lehman Brothers. La grande depressione interessò prima il mercato interno, con il blocco dei prestiti per attività e acquisti immobiliari, e poi quello estero con il conseguente innalzamento dei costi delle materie prime d’importazione. Le aziende si ritrovarono così a far fronte a uscite finanziarie che non potevano sopportare, e furono costrette ad operare tagli drastici in termini di manodopera. A poco a poco iniziarono a chiudere fabbriche, cantieri, aziende e le famiglie si trovarono sempre più velocemente ad affrontare una considerevole riduzione dei loro introiti. Una buona opportunità di guadagno era rappresentata dall’innalzamento sostanziale della quotazione dell’oro, che portò il consumatore a decidere di liberarsi dei vecchi preziosi per cercare di recuperare parte dei guadagni persi. Si sentì dunque la necessità di rinnovare completamente il mercato dell’oro usato per far fronte alle crescenti richieste in ambito commerciale. I compro oro riconquistarono gradualmente la fiducia dei consumatori, attuando strategie commerciali che potessero di nuovo attirarli all’interno dei loro punti vendita. Venivano proposti buoni acquisto o buoni carburante al raggiungimento di un certo peso minimo; i preziosi più piccoli come collanine o bracciali venivano monetizzati sul momento; pubblicità mirate volte ad invogliare il consumatore ad affidarsi a mani esperte invadevano strade e apparecchi televisivi. Un ruolo molto importante nel restyiling dell’immagine dei compro oro lo ha giocato la costante collaborazione con le autorità competenti. Si voleva principalmente sradicare le attività irregolari, e riacquistare il consenso del consumatore che era scemato nel corso degli anni. Nacquero così nuove leggi volte a regolamentare le attività di compravendita: bisognava accertarsi dell’identità del venditore; che le compravendite fossero identificate da transazioni tracciabili; che si potesse certificare la provenienza per oggetti di considerevole valore. Questo costante lavoro di regolamentazione ha fatto sì che i compro oro siano al giorno d’oggi una delle attività più sicure sul mercato dei preziosi usati. Il venditore, che desidera dunque realizzare un ricavo con il suo oro usato, sa di ottenere la giusta quotazione per i suoi preziosi; chi decide di rivolgersi ad un compro oro per l’acquisto di preziosi, sa di avere la garanzia di comprare un oggetto di provenienza certificata. Come tutti i mercati in espansione che si rispettino, le piccole attività locali sono state affiancate da franchising che, in quanto aziende grandi e meglio organizzate, offrono servizi sempre più vantaggiosi per il consumatore. Si può ad esempio quantificare sul sito on line aziendale la quotazione momentanea dell’oro e bloccare il prezzo di vendita del proprio monile in modo che non sia influenzato da eventuali variazioni; condividere sui propri account social il marchio dell’azienda con la promessa di ricevere eventuali sconti; attivare sms di notifica per essere sempre informati sulla variazione delle quotazioni. I franchising sono quasi sempre identificabili tramite sigle come s.p.a. o s.r.l., sinonimo di serietà e correttezza. Anche famosi brand di gioiellerie hanno negli ultimi anni incrementato la loro politica di ritiro dell’usato. A fronte di un nuovo acquisto, il punto vendita ritira l’oro usato e lo valuta al corrente prezzo di mercato. Tutti questi servizi aggiuntivi e una migliore offerta permettono al consumatore di aumentare il guadagno sulla vendita del proprio oro usato.